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23 Ago
Quella mattina ce la ricorderemo per sempre. Abbiamo impiegato 7 ore per percorrere 45 Km.
Prendiamo una pista nuova nel deserto. Come al solito, noi del Toyota siamo i primi, viaggiando col tour leader.
Scendiamo a valle e troviamo un fiume da guadare. Maurizio avverte per radio di seguire il corso del fiume.
Guadiamo senza problemi e ci fermiamo su una lingua isolata di sabbia e ciottoli ad aspettare gli altri.
E cominciano i problemi.
La Jeep del Clavicola e il Cherokee di Cesare, ribattezzato poi "Peschereccio", rimangono in acqua. Il Clavicola
se la cava con poco, riescono a tirarlo fuori subito, ma il Cherokee imbarca acqua fin sopra ai sedili.
Io e Fabio siamo rimasti nell'isolotto di sabbia, Maurizio ha preso il Toyota e ha raggiunto le altre macchine.
Gianmarco e Roberta se la ridono. Ma poi vengono a tirarci fuori.
Tirato a secco, Maurizio e qualcun altro armeggiano sul motore per farlo ripartire. E ci riescono.
"Forza, torniamo indietro!" urla Maurizio, e rimontiamo tutti in macchina per ripartire.
Ma i problemi non sono finiti.
Sandro ha la bella idea di passare sopra a una striscia di sabbia bagnata e si impantana senza muoversi più.
Anzi, comincia a scendere di qualche centimetro, affondando nella sabbia.
Fa scendere i figli e la moglie, mentre noi ci avviciniamo per vedere come tirarlo fuori.
Maurizio intuisce subito che il problema è serio.
Infatti ci provano due fuoristrada a tirarlo fuori, trainandolo dal davanti, ma niente, in un tentativo si rompe
perfino la corda.
Matteo è irrequieto, vorrebbe tirarla fuori lui col verricello, da dietro, e va dicendo a tutti che il suo
Defender ce la farà. Ma Maurizio è testardo e non lo lascia provare.
Così gli do una mano a tirare fuori dal Toyota le piastre e le lunghe fettucce che serviranno a trainare la jeep
e poi le due pale che consegno a chi già stava coi piedi in acqua, come Cesare, perfettamente a suo agio
nell'acqua gelida del fiume.
Ci provano alla fine Matteo e Luska, ma niente, Sandro è ancora fermo nel fiume, ha una faccia talmente nera di
rabbia da far paura.
Maurizio urla ordini a destra e a manca e così mi ritrovo, assieme ad altri cinque, 3 per lato, a far
ondeggiare la macchina, mentre 2 spalano sabbia da sotto le ruote e altri 2 ci infilano le piastre sotto, mentre
2 fuoristrada la tirano da dietro.
Le ruote fanno presa sulle piastre, finalmente, e la macchina di Sandro rientra in acqua sul letto di ciottoli
del fiume, uscendo da quel pasticcio in mezzo a grida di giubilo.
Ne abbiamo abbastanza per quella mattina, così rimettiamo gli strumenti a posto e abbandoniamo il fiume.
Riprendiamo la pista e ci ritroviamo a dover risalire una collina di sabbia nera a grande pendenza. Maurizio
prende una delle moto e va in avanscoperta, aggirando la collina, mentre qualche fuoristrada prova a risalire
la china. Soltanto 2 ce la fanno, qualcuna deve fermarsi e tornare indietro.
Poi si rompe la moto di Mauro.
Un cuscinetto della ruota posteriore.
E di nuovo al lavoro, togliamo il rimorchio per moto dal Toyota e in pochi minuti il KTM di Mauro è sistemato
al traino...
Nel pomeriggio uggioso entriamo nella cittadina di Geysir. Il nostro campeggio è a pochi metri dai geyser e di
fronte a un recinto pieno di cavalli islandesi.
Piantiamo la tenda e facciamo un giro attorno.
Io e Fabio decidiamo di andare a vedere subito i geyser, rimandando le foto alla mattina seguente.
E così facciamo la conoscenza del Litli Geysir, di Geysir e di Strokkur, che sputa acqua e vapore a 20 metri di altezza.
Ritornando al campo incontriamo Mauro che porta a mano la sua moto a un garage.
E' stata una lunga giornata. La sera pioviggina e non c'è nulla da fare.
Nell'umidità concludiamo il nostro settimo giorno in Islanda.
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